Minacce al whistleblower
Minacce al whistleblower di Acquaviva delle Fonti: le istituzioni dove sono?
La corruzione nel nostro Paese è così diffusa e “normalizzata” che spesso diventa un racconto folkloristico. E’ il caso del whistleblower di Acquaviva delle Fonti, minacciato con una lettera anonima scritta in greco antico.
La particolarità della lingua scelta e l’autorevolezza della fonte – l’Agamennone di Eschilo – non devono però far passare in secondo piano il significato di questo messaggio: la minaccia a chi ha osato denunciare la corruzione.
Chi è il whistleblower di Acquaviva delle Fonti?
Austacio Busto è l’assessore comunale ai lavori pubblici di Acquaviva delle Fonti. Nel 2015 aveva denunciato un tentativo di corruzione da parte di un imprenditore che gli aveva offerto 5 mila euro per pilotare una gara da 3,9 milioni per la ristrutturazione del teatro comunale di Altamura. Il prossimo 18 aprile, l’assessore dovrà testimoniare nel processo per corruzione, nato dall’inchiesta.
Segnalare la corruzione resta ancora un taboo tutto italiano
Il senso di questa storia non lo troviamo nell’inedita forma, ma nella sua ordinaria sostanza. Quella per cui denunciare un caso di corruzione in Italia è ancora fonte di pericolo, di ansia e di preoccupazione.
La legge che tutela i whistleblower deve ancora trovare concreta applicazione, nonostante siano passati già 6 mesi dalla sua approvazione. Il cittadino infatti percepisce ancora il gesto di “segnalare” come antisociale, piuttosto che a favore della collettività. Se a questo aspetto culturale aggiungiamo che il sistema si muove ancora con troppa lentezza quando invece dovrebbe correre a difesa di chi si è esposto per il bene comune, ecco che non possiamo aspettarci altro che del folklore.
Crediamo in fondo che delle istituzioni responsabili dovrebbero sgomitare per mostrarsi vicine a cittadini minacciati per aver fatto il loro dovere, piuttosto che per un bicchiere di vino.