Il federalismo demaniale in cammino

Se mi chiedessero come sta andando il processo del federalismo demaniale, risponderei che non posso sentirmi soddisfatto, tutti avremmo voluto una velocizzazione dell’iter seguito nel trasferimento dei beni ai Comuni. Ma la vera sfida ora, per le amministrazioni locali, è di dimostrarsi capaci di valorizzare i beni immobili assegnati, dando attuazione allo slogan che i “territori sanno valorizzare meglio dello Stato”. Lo ha detto il presidente della Fondazione Patrimonio Comune, Alessandro Cattaneo, aprendo i lavori del convegno ‘Federalismo Demaniale e Sblocca Italia’ che Fpc ed Ifel hanno organizzato nel quadro della XXXI Assemblea Anci di Milano.

“Da quando sono diventato presidente della Fondazione – ha spiegato Cattaneo – ho lavorato in un’ottica positiva per cercare di capire come migliorare il percorso fin qui seguito. Da parte degli uffici, poi, lo sforzo che si sta portando avanti è quello di supportare i quasi 60 Comuni che hanno scelto la via del fondo rotativo per la valorizzazione immobiliare”.
Ma tutto questo non basta: “Dobbiamo invertire il trend cercando di rilanciare il federalismo demaniale. Uno dei punti da cui partire – argomenta Cattaneo – passa dal riconoscimento del ruolo di Ifel come perno del sistema di divulgazione di tutte le buone pratiche sul federalismo demaniale. In questo senso faremo una esplicita richiesta al governo ed al Parlamento”, annuncia il presidente Fpc.

Ma a che punto siamo nel processo di trasferimento dei beni? “L’Agenzia del Demanio ha esaminato tutte le domande che sono pervenute ai suoi uffici”, ha riferito il direttore della Fondazione Patrimonio Comune, Michele Lorusso ricordando che i Comuni che hanno fatto richiesto beni sono in tutto 1231”. Nel complesso i beni immobiliari coinvolti in questa finestra del federalismo demaniale sono stati 8331, con una media di esiti positivi sulle domande del 60 per cento a livello nazionale”.

La conferma che con l’avvento del nuovo direttore, Roberto Reggi, si è avuta una forte accelerata del processo è arrivata da Paolo Maranca dell’Agenzia del Demanio. “La sua convinzione – ha spiegato Maranca - è che bisognerà raggiungere l’obiettivo strategico della crescita di tutti i territori su cui insistono tutti i beni demaniali in fase di trasferimento”. Non solo federalismo demaniale quindi ma anche “tutti gli altri processi governati dall’Agenzia – ha concluso - dovranno convergere sull’obiettivo di favorire la crescita complessiva del Pil dei territori”.

Da parte sua Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, presidente Ifel e delegato Anci alla Finanza locale, ha sottolineato la necessità di avere chiarezza sulle norme che regolano l’intero processo del trasferimento dei beni. “Il federalismo demaniale è stato a lungo consegnato all’inefficienza da un diluvio di norme che spesso non consentivano di raggiungere obiettivi apparentemente semplici”, ha osservato  il presidente Ifel. “Ora mi sembra che le volontà dichiarate siamo quelle giuste. Ma il comparto dei Comuni deve avere un soggetto che interpreti il ruolo del comparto, dando garanzie e servizi per poter gestire questa grossa partita. Questo ruolo – ha affermato Castelli – può ben adattarsi al profilo di Ifel, che si candida ad essere un porto sicuro di consulenza e di attenzione verso tutti i Comuni”.  

Infine, alcune importanti rassicurazioni sulle richieste emerse dal dibattito sono arrivate dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. "Sono favorevole alla possibilità di eleminare l'obbligo di destinare al risanamento del debito pubblico il 10% degli introiti delle alienazioni immobiliari, a condizione però che i risparmi non vengano usati per la spesa corrente", ha affermato l'esponente di governo, dando così seguito alle indicazioni fornite ieri dal premier Renzi nel suo intervento in Assemblea. Lo stesso Baretta ha auspicato un riordino della 'giungla' normativa, con "l'accorpamento di tutte le norme in un testo unico per i beni demaniali"

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