I costi standard

I Comuni del Sud spendono nel complesso troppo per l'amministrazione e troppo poco per i servizi sociali. Ma anche Perugia città più 'spendacciona’, mentre tra chi spende meno per i propri cittadini ci sono Lamezia Terme o Campobasso. Questi i primi dati che emergono dalla banca dati OpenCivitas messa a disposizione dal ministero dell'Economia di tutti gli amministratori locali: nero su bianco c'è infatti il rapporto tra le spese effettivamente sostenute da Comuni e Province (per ora per il solo 2010) e il fabbisogno standard, cioè la spesa considerata necessaria sulla base di indicatori che tengono conto non solo della popolazione, ma anche dei servizi offerti, delle caratteristiche territoriali e degli aspetti sociali, economici e demografici. E non è detto, quindi, che chi spenda anche molto meno di quanto ritenuto necessario sia più virtuoso, perchè dietro l'apparente risparmio si può celare, invece, una carenza di servizi. Viceversa, chi spende di più non necessariamente spreca. OpenCivitas propone anche veri indicatori di efficienza (dal costo del carburante, a quello per il riscaldamento) che possono consentire quell'efficentamento della spesa indicato come obiettivo dal commissario Carlo Cottarelli. Ecco una sintesi dei primi dati, che entro ottobre saranno resi accessibili a tutti i cittadini:

- SUD POCO ATTENTO AL SOCIALE: dai dati 2010 elaborati da OpenCivitas emerge per esempio che nel complesso i Comuni del Mezzogiorno da un lato risultano spendere più dello standard per i servizi generali (con uno scostamento del 6,7% rispetto al fabbisogno), mentre spendono troppo poco sul fronte dei servizi sociali (il 4,91% in meno della effettiva necessità).

- PERUGIA GUIDA CLASSIFICA 'SPENDACCIONI’: nel 2010 è stato il capoluogo umbro, tra i Comuni con più di 60mila abitanti, a registrare lo scostamento maggiore, con una spesa per cittadino di 1.057 euro a fronte di un fabbisogno standard calcolato in 734 euro (-31%). Dietro Perugia, Brindisi (-29%), Taranto (-25%), Potenza (-24%), Fiumicino in provincia di Roma (-23%), Salerno (-22%), Lecce, Venezia e Viareggio (-19%) e, infine, Casoria, in provincia di Napoli (-16%). Tra i capoluoghi, spendono più dello standard anche Potenza (-24%), Firenze (-10%), Roma (-7%) Bologna e Napoli e Ancona (rispettivamente con -5, -4% e -3%).

- A LAMEZIA SI SPENDE MENO: a guidare la classifica di chi invece ha speso in linea o addirittura molto meno rispetto al fabbisogno standard c'è Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, che nel 2010 ha dedicato 449 euro a cittadino a fronte di 607 valutato come necessario (con uno scostamento del 41%). Seguono Giugliano in Campania, provincia di Napoli (33%), Vicenza (32%), Arezzo (21%), Imola (20%), Forlì (20%), Reggio Calabria (20%), Pescara e Crotone (16%), e Bergamo (15%). Tra i capoluoghi al primo posto c'è Campobasso (+15%, con una spesa pro-capite di 484 euro a fronte di un fabbisogno di 557), seguita da Catanzaro (14%), Genova (10%), Torino (7%), Bari (6%), e infine Milano, che è sostanzialmente in pari (+1%, cioè 1160 euro spesi rispetto a un fabbisogno di 1171).

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