La centrale unica di committenza
Il 1° luglio prossimo scatta l'obbligo per oltre 8.000 Comuni, esclusi i capoluoghi di provincia, di effettuare le procedure per l'acquisizione di beni, servizi e forniture attraverso la costituzione di Centrali uniche di committenza.
Tale previsione obbligatoria sta avvenendo in un contesto di complessiva incertezza organizzativa e attuativa che, ove non prorogato il termine suddetto, comporterà il rischio della paralisi dell'intero sistema degli acquisti e degli appalti. Essendo venuta meno la deroga precedentemente prevista per gli acquisti in economia fino a 40mila euro e per gli interventi urgenti, i piccoli e medi Comuni, in particolare, si troveranno letteralmente impossibilitati ad effettuare qualsiasi tipo di procedura fino ad oggi svolta in economia. È del tutto condivisibile la prospettiva di semplificare e snellire il sistema degli acquisti della Pa nell'ottica di ottenere maggiore razionalità e un reale abbattimento dei costi, ma oggi non ci sono le condizioni tali da consentire di predisporre nei tempi fissati il nuovo assetto organizzativo, senza il concreto rischio di creare insormontabili difficoltà attuative nei Comuni e disagi alle imprese, già in sofferenza e operanti nei territori, frenando invece di accelerare la ripresa dello sviluppo economico.