Le modifiche al sistema dei comuni

di Veronica Nicotra*
 
Cambiare subito, tanto e cambiare sul serio. Passato un anno dall'insediamento di questo Governo, bisogna che inizi a circolare un "messaggio emozionale" nutrito di azioni e fatti concreti che sia diretto ai sindaci e ai Comuni, l'istituzione che più di altre è il volto della Repubblica a cui guardano sempre i nostri cittadini, come ha affermato lo stesso Presidente della Repubblica.
Ridare fiducia, autonomia, regole (poche, chiare e certe), flessibilità nella gestione di alcuni strumenti finanziari e contabili per sostenere l'economia locale sono ingredienti necessari per cogliere i segnali positivi di ripresa e per farli scorrere e moltiplicare.

Le manovre di contenimento finanziario e le scelte fiscali dell'ultimo quinquennio hanno fatto si che il sistema dei Comuni ormai non prenda, ma contribuisca allo Stato per circa 600 milioni, guardando solo al funzionamento del Fondo di solidarietà comunale senza considerare spese per altre funzioni che i Comuni sostengono, si pensi alla giustizia o all'immigrazione. È un mutamento profondo, che richiede un'evidente e urgente riflessione per il 2016, il cui terreno di confronto potrà essere la "Local Tax".

Oggi è giusto apprezzare che, se il Governo adotterà le proposte contenute nel decreto legge predisposto dall'Anci (a cui se ne potranno aggiungere altre, come è ovvio) si potranno porre le basi per rimettere in circolo positività, con l'obiettivo di rimboccarci tutti le maniche, puntando su rinnovamento, trasparenza, sana e oculata gestione delle risorse. I Comuni devono poter e saper spendere le risorse disponibili: aiutiamoli e non terrorizziamoli, in un quadro di assoluta legalità.

Ripristinare il fondo compensativo dei 625 milioni significa per circa 900 dei 1.800 Comuni, beneficiari del trasferimento nel 2014, non avere un aggravio dei tagli già disposti per il 2015 di oltre il 50%, con punte del 300%. Tra i Comuni più colpiti, inoltre, 603 non superano i 10mila abitanti. Appare evidente l'impossibilità oggettiva di fare i bilanci in questi casi.

Il miglioramento del quadro economico finanziario ci fa ben sperare che questa compensazione sia garantita.
Garantire che scelte come quelle dell'Imu sui terreni agricoli e montani, ferma restando l'esigenza di rivedere il regime normativo, non determinino un aggravio per i Comuni significa garantire lealtà istituzionale e leale collaborazione. Così come aggiornare le regole per la gestione associata dei piccoli Comuni e per le fusioni, valorizzando al meglio le esperienze sul campo e l'autonomia dei sindaci, significa guardare oltre una logica ragionieristica, che sin qui non ha prodotto risultati significativi.

Assicurare alle Città metropolitane le condizioni per essere il volano delle aree strategiche del Paese significa coerenza con le scelte legislative fatte e capacità di attuare le riforme approvate: fattore non scontato come dimostra il nostro passato.

Garantire regole flessibili per la gestione del Patto e della nuova contabilità, unite a parametri di virtuosità, significa ritornare a far crescere la curva degli investimenti locali, fattore trainante dell'economia territoriale.
I contenuti nel decreto legge prevedono questo e molto altro, e garantiscono la tenuta finanziaria dei prossimi mesi; il 2016 può essere poi l'orizzonte nel quale si definirà la nuova finanza locale, con il definitivo superamento del Patto a favore di strumenti più adeguati di regolazione finanziaria e con l'attuazione di una fiscalità locale più semplice ed equa. - da www.anci.it

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