Le auto blu dei comuni

“Cercare il titolo giornalistico ad effetto, gettando discredito sui Comuni italiani ed interpretando in modo del tutto fuorviante i dati sulle “auto di servizio” in possesso dei Comuni, non restituisce ai cittadini una informazione corretta e trasparente ma innesca, piuttosto, una populistica caccia alle streghe nei confronti di chi, invece, rappresenta l’unico front office a servizio del cittadino: sindaci e Comuni”. È quanto afferma in una nota il vicepresidente Anci e sindaco di Chieti, Umberto Di Primio. 

“L’articolo apparso ieri su un giornale nazionale (Repubblica n.d.r.), che addita i Comuni come principali responsabili di un presunto aumento delle “auto blu” – dice Di Primio – si basa sul confronto di dati fuorvianti, se non falsi, così confondendo vetture che genericamente vengono utilizzate dalla pubblica amministrazione per servizi quotidiani, con quelle di grossa cilindrata utilizzate per rappresentanza. Errori di interpretazione che – prosegue Di Primio -  restituiscono un quadro totalmente falsato. Poco importa, infatti, se le auto definite blu sono invece utilitarie adoperate dai dipendenti per effettuare sopralluoghi tecnici, riparazioni sul territorio o visite domiciliari di assistenti sociali, il tutto, evidentemente, deve giustificare il titolo e il lettore.

Le auto di servizio del Comune di Chieti sono 22 – evidenzia poi il sindaco del capoluogo teatino – ,tutte utilitarie con un’immatricolazione media di 15 anni, fino ad arrivare ad una vecchia Innocenti del 1995 adoperata dai letturisti del servizio idrico. Le auto di rappresentanza, invece, sono due, una vecchia Alfa Romeo 156 e una Lancia Thesis di 12 anni, peccato, però, che entrambe non sono usate ma già messe in vendita e depositate presso l’autoparco comunale in attesa di un nuovo bando (al primo, pubblicato qualche anno fa, non ha risposto nessuno) o della dismissione definita. Se le note in calce al censimento fossero state analizzate attentamente – stigmatizza ancora Di Primio – si sarebbe anche desunto che gli spostamenti del sindaco avvengono a bordo di una vecchia Fiat Punto e che solo una, in realtà, è l’auto con assegnato autista. Evidentemente fa più effetto comunicare un presunto, anzi falso, spreco di denaro pubblico, piuttosto che cercare la verità dei fatti”.

“Adesso basta - attacca ancora Di Primio-. I sindaci ogni giorno devono fare i conti con la mancanza di fondi, perché lo Stato non trasferisce denari, con la scarsezza di risorse umane, perché lo Stato per dieci anni ha bloccato le assunzioni, e con bisogni crescenti dei cittadini. Se proprio si deve individuare chi in questo Paese è generatore di sprechi pubblici – conclude il vicepresidente Anci - si guardi altrove. Noi, senza rete di protezione né prebende, ogni giorno abbiamo solo la nostra faccia ed il nostro lavoro per far funzionare una parte vitale dell’Italia ovvero gli 8000 Comuni”. (com/ef) - da www.anci.it

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