Cancellata la seconda rata Imu

Addio all'Imu sulla prima casa: salta alla fine anche la seconda rata dell'imposta dovuta nel 2013. Ma non tutta. Una piccola quota alcuni contribuenti dovranno pagarla: cioè metà della quota eccedente l'aliquota standard che i Comuni hanno deciso di ritoccare al rialzo e che dovrà essere versata entro metà gennaio. Durante un Cdm lampo, poco meno di un'ora proprio a cavallo del voto in Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi e del comizio dell'ex premier, il Governo ha così «mantenuto l'impegno», come ha spiegato il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, e cancellato l'ultima parte dell'imposta nel frattempo 'scomparsà e sostituita (dalla Iuc) con la Legge di Stabilità. 

 
Stessa sorte tocca anche all'Imu agricola: per i fabbricati rurali e per gli imprenditori agricoli professionali relativamente ai terreni - spiega Palazzo Chigi - è prevista l'esenzione totale. Viene anche affrontato il tema delle cessioni immobiliari e si stabilisce che per facilitare il processo di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico sia estesa anche alle Regioni e agli Enti locali la possibilità di cedere beni immobili a Cassa Depositi e Prestiti. Per l'Imu si tratta di un esborso complessivo di 2,150 miliardi a carico totalmente del sistema bancario e assicurativo: il mancato gettito viene compensato tramite acconti e aumenti d'imposta a carico del settore finanziario e assicurativo. In dettaglio, - spiega la nota del Cdm - la copertura è composta: per 1,5 mld dall'aumento al 130% dell'acconto Ires e Irap dovuto per il 2013 dovuto dalle società del settore finanziario e assicurativo. L'aliquota Ires viene elevata (per il solo 2013) al 36%. Per 650 mln circa: anticipo a carico degli intermediari finanziari sulle ritenute del risparmio amministrato (conto titoli). 
 

Ma qui interviene la seconda parte del decreto varato oggi: quello per la rivalutazione delle quote di Bankitalia che così - spiega Saccomanni - si avvia a diventare una public company. Ma la norma avrà un effetto positivo anche per le banche: le ricapitalizzerà rendendole più solide in vista degli stress test. Cioè dovranno pagare una una tantum di circa 1 miliardo ma vedranno aumentare il patrimonio. Inoltre potranno contare su dividendi annui per complessivi 3-400 milioni. C'è inoltre sul piatto la norma inserita nella legge di bilancio per la svalutazione delle perdite sui crediti. Insomma se è vero che le banche pagheranno si cerca anche di sostenerle. La Banca d'Italia viene autorizzata così ad aumentare il proprio capitale mediante utilizzo delle riserve statutarie sino a 7,5 miliardi. La Banca potrà distribuire dividendi annuali per un importo non superiore al 6% del capitale. Ciascun partecipante al capitale non potrà possedere - direttamente o indirettamente - una quota di capitale superiore al 5%. Per favorire il rispetto di tale limite, la Banca d'Italia potrà acquistare temporaneamente quote di altri soggetti. E in giornata si pone anche un altro importante tassello sul cammino delle privatizzazioni: il Cda di Cdp delibera l'avvio di tutte le attività propedeutiche al conferimento a Cdp Reti della quota detenuta in Terna, pari al 29,85%, con l'obiettivo di favorire l'ingresso di altri investitori in Cdp Reti, mantenendo il controllo. Mentre per Sace e Fincantieri è probabile un percorso per la quotazione in Borsa. 

 

Per quanto riguarda via Nazionale il ministro spiega che «Bankitalia si trasformerà in public company». Il tetto al 5% per la partecipazione «lascia la porta aperta a investitori europei». Insomma sarà una struttura da public company «di cui nessuno avrà il controllo». Su questo ci sarebbe anche il placet europeo: «il parere deve essere formalmente approvato dal consiglio dei governatori ma la proposta che conta di solito è quella della consulenza legale» che è favorevole al decreto per la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Comunque per quanto riguarda le preoccupazioni della Bce in termini di indipendenza della banca centrale il provvedimento va nella giusta direzione

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