I bilanci degli enti nella manovra finanziaria

Al termine dell’incontro con il ministro per l’Economia, Giovanni Tria, e con i viceministri Laura Castelli e Massimo Garavaglia, la delegazione di sindaci dell’Anci, guidata dal presidente Antonio Decaro e composta dai vicepresidenti Roberto Pella e Filippo Nogarin e dal sindaco di Novara, Alessandro Canelli, esprime preoccupazione relativamente ai contenuti della legge di bilancio e in particolare alle istanze dei Comuni.

I sindaci hanno presentato alcune richieste riguardanti soprattutto risorse dovute, che tuttavia non sono presenti nella legge di bilancio. Il contributo compensativo del passaggio dall’Imu alla Tasi, circa 300 milioni, che deve ristorare il maggior gettito Imu che dal 2014  i Comuni non possono più riscuotere e che, per un errore dello Stato, non è stato trasferito a 1.800 Comuni; il ripristino delle risorse tagliate con il dl 66 del 2014, altri 560 milioni, che, dopo diverse proroghe, scade nel 2018; il ripristino della facoltà di maggiorazione dell’imposta di pubblicità, venuta meno con la sentenza della Corte costituzionale, che fa crollare il prelievo al livello di vent’anni fa; le risorse relative all’edilizia giudiziaria, quantificate forfettariamente in 500 milioni.

“Ringraziamo il ministro della disponibilità a incontrarci molto celermente – commenta al termine dell’incontro il presidente dell’Anci Decaro – ma non vediamo garanzie su risorse che ci spettano. Si tratta, e lo abbiamo ribadito, di risorse dei Comuni, che lo Stato ci deve, per le quali non dovremmo trattare. E oltretutto, come abbiamo spiegato alla delegazione di governo, privarci di fondi ampiamente previsti perché dovuti, significherebbe esporre le amministrazioni comunali a gravi squilibri di bilancio. Voglio ricordare a tutti che i Comuni, con i loro bilanci, in primo luogo erogano servizi essenziali per i cittadini: devono cioè assicurare la manutenzione di scuole e strade e garantire livelli di welfare adeguati. E ricordo ancora che i Comuni hanno subito, negli anni, una riduzione di risorse sproporzionata. Senza le somme che chiediamo dovremmo fare i bilanci con un nuovo taglio. Una situazione che non sarebbe sopportabile”. Un’apertura è stata registrata rispetto alla percentuale di perequazione (che, in attesa della ulteriore revisione dei parametri, dovrebbe restare al 45%) e alla progressione dell’accantonamento al fondo crediti dubbia esigibilità (75%).

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